martedì 21 luglio 2009

01. Introduzione

Da tempi immemorabili, da quando cioè hanno superato gli angusti confini della famiglia e hanno cominciato a vivere in gruppi estesi, gli uomini hanno dovuto produrre una qualche forma di politica, vale a dire una serie di norme di comportamento atte ad assicurare loro una convivenza pacifica e ordinata, anche se di politica vera e propria si può parlare solo dopo la scoperta dell’agricoltura. In questo ampio lasso di tempo, la politica ha avuto modo di manifestarsi sotto molteplici forme, ma, quasi sempre, ha finito per risolversi, sostanzialmente, nell’applicazione della volontà del più forte. Bisogna aspettare l’ultimo secolo prima che si affermi una forma di governo, chiamata DR, che si basa sulla proclamazione di princìpi di giustizia in sostituzione di quelli di forza, sul suffragio universale e su leggi uguali per tutti, e che viene comunemente ritenuta la forma migliore di governo. Il suo credito è tale da indurci a considerare chi democratico non è alla stregua di un bruto, che dev’essere educato e convertito, anche con le cattive. È emblematico in tal senso il fatto che uno dei principali obiettivi dichiarati della recente guerra che Bush ha mosso all’Iraq è stato, per l’appunto, l’esportazione della democrazia in quel paese!
Ma siamo sicuri che la DR sia vera democrazia? Siamo sicuri che essa sia la forma migliore di governo? Per rispondere a questi interrogativi, ci serve un metro di valutazione, e questo metro non può che essere l’individuo, ossia il creatore e il beneficiario della politica stessa, il cuore pulsante e, nello stesso tempo, l’origine, il motore, l’artefice e il destinatario di ogni progetto politico che si rispetti. Ora, se postuliamo che tutti i gruppi umani (famiglia, istituzioni, società) vanno spiegati e si possono ben comprendere solo sulla base delle risposte che esse forniscono ai bisogni individuali; che lo Stato dev’essere visto in funzione dell’individuo e non l’individuo in funzione dello Stato; che la migliore forma di governo è quella che interpreta meglio le esigenze degli individui; se postuliamo tutto ciò, dobbiamo ammettere che è impossibile valutare una forma di governo se non si dispone di un’adeguata conoscenza dell’individuo stesso.
Solo se conosciamo bene l’individuo, possiamo esprimere giudizi di valore sui diversi modelli politici, ma, poiché l’individuo ha una sua lunga storia che, a sua volta, si inserisce nella più vasta storia del cosmo, la sua piena conoscenza presuppone un’adeguata conoscenza delle sue origini e del cosmo, o di un eventuale Dio-creatore. Almeno in teoria, dunque, il nostro discorso politico dovrebbe iniziare da una cosmogonia o da una teogonia, nella certezza che, solo conoscendo il Cosmo o il Dio-creatore, saremmo anche in grado di conoscere l’individuo e concepire, riconoscere e valutare la forma migliore della politica che gli si addice.
Purtroppo, però, al momento, le nostre conoscenze sulle cause prime, sulla natura e sulla storia del Cosmo sono molto limitate e né la religione, né la scienza ci sono di grande aiuto, la prima non sapendo fornire altro che verità dogmatiche, incomprensibili e inverificabili, la seconda essendo appena in grado di balbettare enunciati parziali e relativi, per quanto comprensibili e verificabili. Del resto, è proprio l’«infinitezza» (attributo che accomuna il Cosmo e Dio) che costituisce il principale ostacolo alla nostra conoscenza. E’ impossibile, infatti, che il finito possa conoscere e comprendere l’infinito. Per conseguenza, anche la nostra conoscenza dell’individuo, che di quell’infinito è espressione, sarà necessariamente imperfetta, a meno che non vogliamo vedere nell’individuo stesso una riproduzione frattale del Cosmo o di Dio, ossia un microcosmo o un dio in miniatura, ma questo è impossibile da provare.
Messa da parte ogni vana ambizione di conoscenza assoluta, noi ci muoveremo nei limiti delle nostre attuali conoscenze scientifiche, che riguardano principalmente la biosfera, ossia quella sorta di scatola composta di terra-acqua-aria, dove risiedono tutti gli esseri viventi, insieme alle risorse necessarie a soddisfare i loro bisogni. Inizieremo il nostro cammino dalle più remote origini della vita sulla terra e, seguendo la teoria evolutiva di Darwin, cercheremo di esplorare le origini dell’individuo, la sua natura e i suoi bisogni, convinti che ciò sia una tappa obbligata per comprendere la politica. Col presente libro ci limitiamo a questo primo passo, cioè allo studio dell’individuo, che, a nostro avviso, è propedeutico di un percorso speculativo, alla fine del quale, dovremmo essere in grado di illustrare, in un’opera dedicata, il modello della Democrazia Diretta (DD) e di presentarlo come la forma migliore di governo oggi concepibile e come il naturale superamento della Democrazia Rappresentativa (DR).

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